Disturbo Oppositivo Provocatorio: cos'è e come si manifesta

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 30 Aprile, 2024

Mamma sgrida la figlia

Che cos'è il Disturbo Oppositivo Provocatorio e come si riconosce nei bambini e negli adulti? Da quali fattori è determinato e quali sono le soluzioni terapeutiche per risolvere la problematica? 

Scopriamolo insieme.

Che cos'è il Disturbo Oppositivo Provocatorio

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (spesso abbreviato con la sigla DOP), è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da un modello di comportamento ostile, disobbediente, provocatorio e sfidante verso le figure di autorità. 

Si manifesta generalmente nei bambini a partire dai cinque anni di età. Chi ne soffre ha delle difficoltà ad esprimere e controllare le proprie emozioni, ha di frequenti scoppi d'ira, prova una rabbia esagerata e incontrollabile associata a comportamenti vendicativi o oppositivi. 

Questo disturbo può portare a difficoltà significative nel funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio si riscontra in una percentuale che mediamente si attesta intorno al 3% della popolazione infantile, con una prevalenza del genere maschile nella fascia d'età che precede l'adolescenza. 

È importante riconoscerlo per tempo in quanto, se non viene adeguatamente trattato, può facilmente sfociare in altri tipi di disturbo, come quello antisociale e del Disturbo della condotta che affligge alcuni adolescenti.

Tra le manifestazioni più comuni che caratterizzano il DOP troviamo:

  • desiderio di non rispettare le regole;
  • forte rabbia;
  • irritabilità e nervosismo;
  • incapacità nel saper gestire la propria frustrazione;
  • stati provocatori nei confronti degli adulti: sono presenti atteggiamenti di sfida e provocazione nei confronti degli adulti, i cui dettami e autorità vengono frequentemente messi in discussione con un marcato disprezzo per le convenzioni di rispetto e obbedienza. Questo comportamento è caratterizzato da una resistenza ostinata a seguire le direttive imposte da figure autoritarie;
  • atteggiamenti vendicativi;
  • desiderio di irritare o ferire emotivamente gli altri.

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio nei bambini

I bambini con Disturbo Oppositivo Provocatorio esibiscono comportamenti distintivi che delineano un modello comportamentale riconoscibile, facilitando così la diagnosi clinica. 

Questi comportamenti includono una persistente sfida alle autorità, frequenti manifestazioni di ira o frustrazione, e una tendenza alla contrarietà, che insieme formano una costellazione di sintomi caratteristica di questo disturbo.

Un cosiddetto "bambino DOP" mostra rabbia persistente ed esagerata che si manifesta in diversi ambiti della sua esistenza: dalla volontà di ferire gli altri a una forte tensione nei confronti dell'autorità adulta e al desiderio di attuare comportamenti vendicativi.

Per arrivare ad una diagnosi di sindrome oppositiva nei bambini occorre che tale problematica causi delle difficoltà nelle relazioni sociale, famigliari e scolastiche del piccolo, inoltre i sintomi del disturbo dovrebbero essere presenti in modo continuativo per almeno sei mesi.

Solitamente i bambini oppositivi provocatori sperimentano le prime avvisaglie della sindrome intorno ai sei anni di età e spesso il DOP è l'anticamera per la comparsa di un altro disturbo, detto Disturbo della Condotta, che invece compare, in genere, un po' più tardi, ovvero a partire dai nove anni di età fino alla preadolescenza.

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Tra i sintomi tipici che caratterizzano il Disturbo Oppositivo Provocatorio infantile troviamo:

  • frequenti scoppi di rabbia e collera;
  • atteggiamento ostile e provocatorio;
  • volontà di sfidare l'adulto e di andare contro la sua autorità;
  • desiderio di provocare dolore emotivo e irritabilità nelle altre persone;
  • mancato rispetto delle regole;
  • estrema suscettibilità;
  • comportamenti vendicativi;
  • rancore;
  • difficoltà nel costruire relazioni positive con gli altri;
  • problematiche nel rendimento scolastico;
  • isolamento sociale.

Cause del Disturbo Provocatorio Oppositivo

L'origine del Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) nei bambini non può essere attribuita a una singola causa; piuttosto, è il risultato di un complesso intreccio di elementi genetici e influenze ambientali che concorrono a incrementarne la probabilità di manifestazione.

Questi ultimi comprendono ad esempio:

  • avere uno, o più, famigliari affetti da DOP, da disturbi dell'umore o da disturbo antisociale;
  • l'essere nati e cresciuti in un ambiente sociale svantaggiato sia da un punto di vista economico che sociale e culturale;
  • essere stato vittima di abusi e/o maltrattamenti;
  • avere una correlazione famigliare con patologie psichiatriche;
  • avere avuto dei genitori affetti da dipendenze;
  • una situazione di forte instabilità famigliare;
  • aver ricevuto un'educazione estremamente severa o, al contrario, troppo permissiva;
  • l'essere stato fisicamente o emotivamente trascurato;
  • aver avuto uno o entrambi i genitori affetti da depressione;
  • aver vissuto eventi particolarmente stressanti o traumatizzanti;
  • aver ricevuto pochi stimoli cognitivi.

Nei bambini oppositivi si riscontra una compromissione del sistema di inibizione del comportamento, ovvero quel meccanismo che fa in modo che non si commettano azioni sbagliate o spiacevoli per sé e gli altri; chi soffre di questa sindrome manifesta delle difficoltà a regolare le proprie emozioni e i propri comportamenti, inoltre si caratterizza per avere una soglia di sensibilità al pericolo più bassa del normale.

I bambini DOP mostrano di avere meno controllo nei confronti degli impulsi negativi, i quali, combinati con un ambiente famigliare svantaggiato e/o con un'educazione eccessivamente rigida, associata a negligenza, possono facilmente sfociare nella messa in atto di atteggiamenti fortemente rabbiosi e provocatori.

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Al contrario, si identificano come fattori protettivi per il bambino con tendenze oppositive il crescere all'interno di un contesto familiare armonioso, permeato da calore affettivo, stimolante sul piano intellettivo ed emotivo, e scrupolosamente attento alle esigenze fisiche e psicologiche. 

Bambini iperattivi e oppositivi provocatori si caratterizzano spesso per la difficoltà nel mantenere l'attenzione a lungo su uno specifico compito, e per la difficoltà a controllare i propri impulsi e a regolare il proprio comportamento.

Questi elementi contribuiscono significativamente a mitigare le manifestazioni del disturbo, fornendo un solido fondamento per lo sviluppo di un equilibrio interiore e delle competenze sociali.

Come si arriva alla diagnosi di disturbo DOP

Comportamenti oppositivi provocatori sono un fenomeno frequente nel corso dello sviluppo del bambino, soprattutto durante la fase della preadolescenza e adolescenza. 

Prima di arrivare ad una diagnosi conclamata di DOP, tuttavia, è necessario che siano presenti determinati sintomi e che essi si mantengano attivi per un certo periodo di tempo.

Se si ha il sospetto che un bambino possa essere affetto da Disturbo Oppositivo Provocatorio è necessario sottoporlo a una visita neuropsichiatrica, qualora le manifestazioni di rabbia e aggressività fossero presenti per più di sei mesi in modo continuativo; e nel caso esse provocassero una compromissione nelle relazioni sociali e nel rendimento scolastico.


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Questa valutazione assume un ruolo cruciale anche nel distinguere il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) da altre condizioni con cui potrebbe essere erroneamente confuso, come, per esempio, il Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività (DDAI oppure ADHD)

Infatti, i bambini che manifestano sintomi di ADHD con caratteristiche oppositive e provocatorie non adeguatamente identificate potrebbero essere impropriamente classificati all'interno di una categoria diagnostica non corretta.  

Una diagnosi accurata è essenziale per garantire un intervento terapeutico mirato e efficace, che tenga conto delle specifiche esigenze del bambino e delle dinamiche sottostanti al suo comportamento.

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio negli adulti

Un persona adulta affetta da Disturbo Oppositivo Provocatorio manifesta comportamenti quali scoppi di rabbia frequenti ed improvvisi, difficoltà ad intrattenere rapporti sociali costruttivi, deficit di attenzione, atteggiamenti impulsivi e disattenti.

I sintomi più comuni includono:

  • aggressività e risentimento nei confronti degli altri;
  • atteggiamento arrogante e prepotente;
  • rifiuto delle regole;
  • scarsa empatia;
  • litigi frequenti;
  • difficoltà a rispettare l'autorità;
  • tendenza a incolpare gli altri per i propri errori;
  • comportamenti violenti;
  • scarsa capacità di tollerare la frustrazione.

Trattamento del Disturbo Oppositivo Provocatorio

La terapia per il trattamento del Disturbo Oppositivo Provocatorio coinvolge tanto il bambino, o l’adolescente, quanto la famiglia e la scuola, e può prevedere una psicoterapia cognitivo-comportamentale finalizzata a insegnare al piccolo paziente perché si avviano determinati processi mentali e ad adottare strategie efficaci per gestire e moderare sentimenti d’ira e manifestazioni di aggressività.

I genitori vanno coinvolti nella cura attraverso una specifica strategia di "parent training", la quale aiuta ad individuare delle strategie mirate ed efficaci per aiutare il bambino nella gestione della sua rabbia. 

È essenziale che i genitori prendano in considerazione il ruolo significativo che il loro approccio educativo può avere avuto nello sviluppo del disturbo. 

In questo contesto un atteggiamento di apertura, comprensione e volontà di adattamento da parte dei genitori è cruciale per creare un clima di sostegno e comprensione, per affrontare efficacemente il disturbo e favorire un ambiente che promuova il benessere e lo sviluppo positivo del bambino.

Unicamente nei casi più gravi, e comunque sempre congiunti alla psicoterapia, è possibile somministrare dei farmaci per diminuire l'aggressività nel bambino.

Durante la terapia i sintomi dei Disturbi Oppositivi Provocatori vengono di volta in volta individuati e viene insegnato al bambino a non percepire sempre l'evento in sé come minaccioso o potenzialmente pericoloso, aiutandolo nell'elaborare l'evento in modo appropriato, al fine di assimilare progressivamente questa competenza e apprendimento, che gradualmente condurranno a una risposta sempre più tranquilla e distesa.

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Una riflessione approfondita sull'ambiente familiare, sulle metodologie educative adottate e sulle dinamiche relazionali può rivelare come questi elementi abbiano potenzialmente contribuito all'emergere della problematica. 

L'integrazione di pratiche di mindfulness si rivela particolarmente efficace: aiuta, infatti, i bambini a sviluppare una maggiore tranquillità interiore, promuovendo una risposta più calma e controllata alle situazioni di stress quotidiano, e costituisce uno strumento prezioso per affrontare con maggiore serenità le sfide emotive e comportamentali.

Queste tecniche, focalizzate sull'attenzione consapevole al momento presente, contribuiscono a rafforzare la consapevolezza di sé e a migliorare la capacità di riconoscere, accettare e gestire le proprie emozioni in modo costruttivo. 

Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr.ssa Maria del Carmen Rostagno
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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